Promemoria per un buon agire
Promemoria per un buon agire
Si è svolto nella mattinata di sabato 25 maggio 2019, presso i locali della parrocchia torinese San Giuseppe Cafasso, il convegno regionale di FEDERVI.PA. dal titolo “Quel sì che cambia la vita, un aiuto concreto alla vita e alla maternità”.
Il convegno è stato prima di tutto l’occasione per un bilancio delle attività svolte dalla federazione nell’ultimo anno ben illustrate dal presidente Larocca che ha poi moderato l’incontro con due relatrici d’eccezione: Assuntina Morresi, membro del Comitato nazionale di bioetica ed Eugenia Roccella, sottosegretaria al Ministero della salute ai tempi della vicenda di Eluana Englaro.
Proprio la relazione della Roccella (autrice di un recente volume che ripercorre i retroscena che portarono all’uccisione di Eluana) si è concentrata sull’importanza dell’agire politico.
In un generale clima di sfiducia nella politica e con la convinzione, sempre più diffusa anche nel mondo pro-life, che determinate tematiche siano ormai tabù e che qualunque spazio di manovra sia precluso, l’ex deputata ha ribadito con forza che in politica non sono i rapporti di forza a determinare la validità o meno di una posizione, ma la ragionevolezza e l’adesione ad un piano di realtà che non temono di confrontarsi anche con posizioni assai distanti e che possono addirittura portare a improbabili e al contempo gradite convergenze.
La battaglia sul caso Englaro è a suo modo esemplare. Partendo da una posizione sfavorevole, contro tutti i pronostici non solo si riuscì a sollevare il caso, ma si mobilitò l’intera opinione pubblica arrivando addirittura al ribaltamento delle percentuali nei sondaggi.
E proprio su questa affermazione si è agganciata la seconda parte della relazione a cura della Morresi.
Infatti l’agire politico è uno dei mezzi, certamente tra i più potenti, per contribuire a generare una riflessione in merito a determinate tematiche etiche. Non basta infatti chiedere che venga cancellata una legge ingiusta perché nulla sarà fatto se prima non si crea un clima culturale che faccia percepire quella legge come dannosa e persino inutile. E come si può contribuire a tutto questo?
Certamente un primo passo è quello di non improvvisare. La preparazione non può essere data per scontata. Il caso della 194 è stato esplicitamente citato come esempio. Infatti più che chiedere a gran voce che tale legge sia cancellata occorre oggi chiedersi quali spazi di manovra essa ci garantisca e come la si possa utilizzare (pur senza smettere di definirla come precisato dalla Morresi una legge iniqua) per ribadire con forza che deve essere la volontà di impedire l’aborto a guidarne l’applicazione e non l’esatto contrario. Districarsi tra le pieghe di tale legge ha permesso in un recente passato all’Italia di potersi difendere in sede europea dalle accuse di chi, trincerandosi dietro la 194 senza minimamente conoscerla, ne perseguiva di fatto il superamento. Ma questo non è che un passaggio che risulta vanificato se non si avrà il coraggio di trovare vie nuove per educare.
Infatti una cultura della vita è l’antidoto più potente ed efficace a quella cultura di morte che pare permeare gran parte del pensare contemporaneo.
E la tentazione di certo mondo pro-life che si potrebbe definire “di lotta” è proprio quella di perdersi in iniziative che possono sul breve periodo dare visibilità, ma rischiano al contempo di risultare dannose per la causa ultima.
Oggi non si deve avere paura di sfruttare quegli spazi (sino ad oggi abilmente occupati da altri) che si sono creati nelle scuole e in molte realtà educative.
E allora perché non raccontare la bellezza dell’essere uomo e donna, del custodire e del dare la vita, della maternità e della paternità, del sapersi amati e non usati?
Quale rimedio migliore alle ferite prodotte nelle nuove generazioni da ipersessualizzazione precoce ed esposizione massiccia alla pornografia?
L’hobbit Sam nel Signore degli anelli afferma che “…c’è del buon in questo mondo…è giusto combattere per questo.”
Si potrebbe aggiungere che proprio perché buono è anche bello e la missione in quest’epoca buia è di illuminare con la luce di questa bellezza.
Questo è l’augurio e l’impegno al tempo stesso che crediamo e speriamo possa guidare la federazione in ogni sua attività.
Andrea Musso